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Primo Capitolo
Sopravvivere
Nel tentativo di deviare una cometa in rotta di collisione con la Terra, usando testate nucleari adattate per il volo oltre l’atmosfera, i grandi generali riuscirono a mandare tutto il mondo in malora e, con esso, tutta la mia fottuta vita.
Spinti dai suggerimenti della comunità scientifica, accettarono l’idea di colpire quel proiettile cosmico per tentare di deviarne la traiettoria omicida e salvare l’umanità.
Purtroppo per loro, e per quegli scienziati, quel disperato tentativo risultò essere un clamoroso fallimento.
Quei missili colpirono la superficie di quella cometa, che risultò essere più dura del previsto, provocando in seguito una pioggia di detriti che colpì con violenza la Terra, causando la morte di milioni di persone innocenti.
In seguito, non pienamente soddisfatti di quanto accaduto, i grandi generali accesero un dibattito tra loro, degno di quegli imbarazzanti talk show che si potevano vedere in televisione a quei tempi.
Quei dibattiti non solo alimentarono il disagio tra i civili, cosa che obbligò l’invio dell’esercito nelle città per poter contenere le sommosse accese ovunque a seguito di quel fallimento, ma furono la causa scatenante della guerra nucleare che diede il colpo di grazia all’intera umanità.
Vedendo che la situazione stava degenerando sempre più, lasciai il battaglione presso cui prestavo servizio per tornare a casa, dove mi aspettava mia moglie.
Prendemmo con noi lo stretto necessario per scappare dalla città, ma senza riuscirci pienamente.
Purtroppo, lei rimase uccisa da una granata proprio mentre scappavamo ed io, dopo averla seppellita, me ne andai il più in fretta possibile per salvare la pelle.
Persa l’unica persona al mondo di cui avrei potuto fidarmi, mi ritrovai a vagare da solo attraverso ciò che rimaneva ancora in piedi del nostro vecchio mondo.
Non fu facile accettare la tragica scomparsa di mia moglie, poiché mi sentivo in colpa per non essere riuscito a proteggerla come avrei dovuto fare.
Alcune volte, mentre mi trovavo alla guida attraverso il nulla, ripensavo a lei, a quando stavamo insieme e progettavamo il nostro futuro.
Ripensavo al suo sorriso, ai suoi capelli bruni, ai suoi occhi.
Mi tornavano alla mente i momenti che trascorrevamo insieme nella nostra casa e alla vita che avremmo voluto avere, ma che venne interrotta dalla follia dei generali e dall’imprevedibilità della natura.
Nonostante non avrei voluto cancellare quei ricordi per niente al mondo, dentro di me sentivo che avrei dovuto farlo o, almeno, cercare di non farli tornare ancora.
Purtroppo, il mondo era cambiato da come era un tempo e potevo vederlo benissimo con i miei occhi mentre avanzavo con il mio veicolo.
E nel vedere quanto fosse cambiato, sentivo che dovevo abbandonare quei ricordi, nasconderli in un angolo remoto della mia mente dove li avrei custoditi con cura, in modo da poter concentrarmi su quanto mi aspettava.
Dentro di me sentivo che, se avessi continuato ad attaccarmi a quei ricordi, i quali facevano piuttosto male, non sarei stato sufficientemente forte per sopravvivere e per affrontare il mondo.
Comunque, nonostante i tentativi di seppellire quei ricordi nella mia mente, loro continuavano a riaffiorare mentre mi muovevo di continuo con il mio veicolo.
Non avevo una meta ben precisa, in realtà non avevo la più pallida idea di dove stessi andando.
Sapevo solamente che avrei dovuto tenermi in continuo movimento, in modo da tenermi lontano dalla distruzione lasciata dalla guerra nucleare e dai cambiamenti climatici provocati dall’impatto con i detriti di quella dannata cometa.
Guidavo in solitaria attraverso il nulla, senza nessuno con cui parlare, in quella che avrei definito una fuga sia dai vivi che dai morti, spinto solamente dall’istinto di sopravvivenza, l’unica cosa che mi stava tenendo in vita.
Nel frattempo, la sabbia del deserto avanzava a gran velocità, spinta dalle tremende tempeste che si scatenavano di continuo, andando a nascondere tutto ciò che trovava sul suo passaggio.
Alcune strade riuscivano ancora a mostrare il loro manto asfaltato, ponendo una misera resistenza agli eventi, ma non avrebbero resistito a lungo.
Prima o poi anche loro sarebbero state nascoste dalla sabbia e di loro sarebbe rimasto solo un lontano ricordo, come per tutto il resto.
Guidavo per gran parte del giorno lungo quella strada deserta che resisteva all’avanzata del deserto, mentre cercavo cibo e carburante, tentando di lasciarmi alle spalle ciò che avrei dovuto dimenticare.
Solitamente mi tenevo alla larga dai gruppi di sopravvissuti che incontravo raramente, poiché non potevo sapere con chi avrei avuto a che fare, come accadde qualche tempo prima quando mi imbattei in alcuni disperati.
Quando li intravidi in lontananza, con i loro vestiti strappati e con degli zaini in spalla dove custodivano quel poco che riuscivano a trovare in giro, pensai che fossero persone con cui avrei potuto interagire.
Ma poco dopo essermi fermato con loro, e dopo aver trascorso qualche ora in loro compagnia, fui costretto a mettere in discussione quanto avevo pensato appena li vidi.
Infatti, quei bastardi non solo cercarono di rubare le mie armi e lo zaino con quel poco di cibo custodito al suo interno, frutto di giorni di ricerche.
Quella gente tentò di rubare l’unico veicolo funzionante nel raggio di qualche chilometro: il mio.
Inizialmente cercai di far ragionare quelle persone, dicendo loro che non dovevamo combatterci a vicenda, ma che, vista la situazione, avremmo dovuto aiutarci e sostenerci.
Ma non vollero ascoltare le mie parole e, dopo essere diventati più aggressivi, fui costretto a dar voce alle mie pistole per porre fine al loro tentativo di rubare le mie uniche proprietà.
E quel mio gesto per placare la loro disperazione si rivelò essere un inutile spreco di munizioni, visto che si sarebbe potuto risolvere con un minimo di collaborazione.
Le munizioni per le armi erano divenute preziose e non era facile trovarne in giro, proprio come accadeva per cibo, acqua e carburante.
Infatti, per trovarle ero costretto a rovistare tra i mezzi militari abbandonati o tra i cadaveri dei soldati con cui mi imbattevo durante il viaggio.
Purtroppo, non sempre ero fortunato nel trovare ciò che cercavo e, quindi, dovevo prestare attenzione prima di usare le armi.
Comunque, non erano solo le munizioni a darmi problemi; la risorsa che dovevo cercare con più attenzione era l’acqua.
Alcune riserve con cui mi imbattevo erano radioattive a causa della caduta di radiazioni a seguito delle esplosioni nucleari e, solitamente, venivano anche contaminate da cadaveri di animali o di umani.
Quando trovavo quelle riserve e mi rendevo conto delle loro condizioni, ero costretto ad abbandonare l’idea di fare rifornimento.
Comunque, per mia fortuna, quando l’acqua scarseggiava, mi accontentavo dei liquidi che riuscivo a trovare all’interno delle razioni militari di cui mi cibavo o quelli trovati nelle scatolette di cibo per animali domestici.
Quest’ultimo era il mio mezzo di sostentamento più abituale, visto che gli altri sopravvissuti non si degnavano di prenderlo in considerazione e mi permettevano di averne più che a sufficienza.
Ma quel liquido non era sufficiente per idratarmi e dovevo darmi da fare per cercare dell’acqua, anche nei posti più impensabili.
Comunque, quella disperata ricerca di risorse per vivere mi teneva impegnato e non era poco, visto che dovevo solo guidare e prestare attenzione a chi incontravo.
E il mio viaggio proseguiva lungo strade di cui non conoscevo la destinazione, in compagnia del rumore dei miei pensieri e di quello del motore, spinto da un unico scopo: sopravvivere.