×
Primo Capitolo
Finita la guerra
Quella stupida e sanguinosa guerra, che aveva infuriato sui pianeti periferici per otto lunghissimi anni, era finita da qualche mese.
Quella dannata guerra scoppiò quando il governo centrale tentò di strappare i trattati di indipendenza dei pianeti periferici per portarli sotto il suo controllo.
Essendo un’indipendentista convinta e non volendo cadere sotto il controllo del governo centrale dell’Allenza planetaria, mi arruolai nell’esercito senza pensarci due volte.
Naturalmente, l’esercito a cui avevo prestato giuramento e fedeltà se ne uscì sconfitto da quel conflitto.
Da parte nostra, eravamo armati coi migliori ideali e con le giuste motivazioni, ma sapevamo benissimo che non sarebbero stati sufficienti per affrontare quella guerra.
L’esercito dell’Alleanza, con armamenti migliori e con l’intenzione di ridurre a brandelli gli indipendentisti, ci mise alle strette e ci obbligò alla resa dopo anni di guerra.
Comunque, finita quella stupida guerra, la pace tornò a regnare ovunque ed io mi ritrovai a perdere tempo insieme al capitano Knox, con il quale girovagavo per il mondo in cerca di qualcosa che nemmeno conoscevamo.
Avevo conosciuto quell’uomo durante l’addestramento militare.
In seguito venni affidata alla sua squadra.
Ci ritrovammo a combattere insieme quella guerra che ci permise di diventare ottimi amici, compiendo svariate missioni di infiltrazione in territorio nemico, con il compito di raccogliere informazioni che avremmo dovuto poi portare al comando.
Mi ritrovai al suo fianco anche durante l’ultima battaglia.
Quella combattuta nella valle degli orsi, quella che segnò la sconfitta degli indipendentisti e, soprattutto, la sconfitta di quell’uomo che sin dallo scoppio di quella guerra aveva sempre creduto nell’idea di indipendenza e libertà dai pianeti centrali e che aveva dato tutto ciò che aveva per quegli ideali.
E pensare che, diversi decenni prima, miliardi di coloni avevano abbandonato la Terra, dove sovrappopolazione e cambiamenti climatici rendevano sempre più dura la vita, per recarsi in quell’angolo remoto della galassia.
In quel nuovo sistema solare, pensavano di poter iniziare una nuova vita ed erigere un nuovo mondo, lontano da tutti quegli errori che avevano contraddistinto l’umanità per millenni.
Invece, ironia della sorte, avevano trovato una nuova guerra.
Un nuovo motivo per combattersi a vicenda, a causa dall’avanzata del governo dell’Alleanza dei pianeti centrali.
Ma cosa ci sarebbe stato da dire a riguardo se non altro che la guerra accompagnava l’umanità sin dall’inizio della sua storia.
Se non ci fosse stata neanche da quelle parti, qualcuno ne avrebbe sentito di certo la mancanza e se ne sarebbe preoccupato.
Nonostante fosse stato bizzarro e utopistico pensare che non ci sarebbe stata alcuna guerra, dentro ciascuno di noi sapevamo benissimo che da certi atteggiamenti umani non esisteva alcuna via di fuga, anche se ci si spostava nell’angolo più remoto della galassia.
Ritrovatici senza una guerra da combattere, restammo insieme, io e il capitano Knox, e tornammo sul nostro mondo di origine, dove avevamo vissuto da civili prima della guerra e dove avremmo vissuto da perfetti emarginati il resto della nostra vita.
Il mio amico era tremendamente distrutto a causa della guerra.
Purtroppo per lui, non riusciva ad accettare la sconfitta e non riusciva ad accettare di vivere sotto il controllo del governo dell’Alleanza, che lui considerava totalitario e troppo autoritario.
Quell’uomo non aveva tutti i torti.
Appena dichiarato il cessate il fuoco, il governo centrale si preoccupò di inviare l’esercito in ogni angolo di quel sistema solare per controllare da vicino i coloni che vivevano su quei mondi.
Inoltre, installarono sistemi di videosorveglianza ovunque, in modo da controllare quei coloni, e piantarono a ciascuna di quelle persone dei chip sottocutanei per averli finalmente sotto il loro assoluto controllo.
Ci ritrovammo a vagare da un villaggio all’altro, senza una meta ben precisa e senza sapere cosa fare delle nostre vite, attraverso i cantieri del nuovo mondo che stava emergendo dalle ceneri della guerra appena finita.
Rimasi al fianco di quell’uomo per assicurarmi che stesse bene e che non facesse qualcosa di tremendamente stupido di cui mi sarei pentita.
Nonostante avessi pensato più volte di tornare al mio villaggio natale, dentro di me sentivo che non potevo abbandonare quel mio amico in quel momento così buio che lo stava tormentando.
Non potevo farlo!
Non avrei potuto mai abbandonare quell’uomo, soprattutto dopo che mi aveva salvato la vita in diverse occasioni durante la guerra e soprattutto perché era l’unica persona amica che mi rimaneva.
Il mio amico mi diceva spesso che aveva bisogno di tempo per riorganizzare le sue idee e che avrebbe trovato una soluzione che risolvesse la nostra situazione.
Ma, nonostante lo ripetesse in continuazione, ancora non aveva accennato a qualcosa di concreto e, di sicuro, non sapeva neanche da dove iniziare.
Purtroppo per lui, in quel periodo era solo uno dei tanti vagabondi che vagavano per il mondo senza un motivo per vivere e senza nemmeno un futuro.
Agli occhi del governo era un perfetto emarginato.
E come tale si comportava.
Troppo spesso per i miei gusti si ubriacava e si ritrovava coinvolto in risse che lui stesso riusciva a provocare, dando poi la colpa agli altri, soprattutto quando si imbatteva in sostenitori dell’Alleanza.
E lui aveva un fiuto eccezionale nello scovare i saloon frequentati da quella gente.
Senza che nemmeno se ne rendesse conto, quell’uomo continuò a combattere il governo, anche dopo quella stupida guerra, e sempre con me al suo fianco.