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Primo Capitolo
Non siamo soli
Il mondo in cui viviamo noi tutti ci ha cresciuti dicendoci che siamo soli nell’universo e che la vita, come noi la conosciamo, sia presente solo sul nostro pianeta e non su altri mondi sparsi per il cosmo.
Naturalmente, la maggior parte delle persone di mia conoscenza, ma diciamo anche la gran parte della popolazione umana, accetta tutte quelle dicerie.
La cosa triste è che vengano accettate senza nemmeno mostrare un minimo di dubbio, né tantomeno senza rifletterci abbastanza prima di giungere ad una conclusione.
Per tutta quella gente è normale accettare l’idea che l’essere umano sia solo nell’immensità dell’universo e che la vita non si sia sviluppata altrove.
Per alcuni di loro è talmente normale appoggiare quel pensiero che arrivano anche al punto di etichettare come pazzi visionari chiunque dica l’esatto contrario, anche se propongono conclusioni scatenate da giusti e semplici ragionamenti.
Come è normale per loro, scagliarsi contro quelle persone che affermano di aver visto qualcosa di anomalo nei nostri cieli, cioè dei velivoli dalle forme insolite o delle luci dal comportamento insolito.
«Se davvero esistono altre forme di vita intelligente nello spazio… perché non ci contattano? Perché non si fanno vedere?» chiedeva qualcuno con l’intento di dimostrare che non ci fossero altre forme di vita intelligente nel cosmo.
Secondo quella gente, per screditare l’idea dell’esistenza di altre forme di vita nel cosmo, sarebbe stato sufficiente pensare che fossero tecnologicamente più evoluti di noi e che non avessero mai pensato di contattarci.
Così, secondo loro, delle forme di vita aliena non sarebbero esistite poiché non entravano in contatto con noi!
«Considerando il livello della nostra tecnologia… se ci fosse un’altra civiltà nel cosmo e si trovasse al nostro stesso livello evolutivo… avrebbe la nostra stessa difficoltà nel dimostrare l’esistenza di altre forme di vita nell’universo» rispondevo quando incontravo qualcuno che mi poneva quella domanda, dopo essere entrati nell’argomento.
Come risposta alla mia affermazione, scaturita da un ragionamento considerato da me stesso fin troppo semplice e banale, ottenevo solamente delle risate.
Ovviamente, ottenevo anche le solite etichette che venivano attribuite a chi dimostrava la giusta apertura mentale nel pensare che la vita oltre il nostro sistema solare fosse possibile.
Eppure, secondo me, la risposta che offrivo a quella gente non era così insensata; anzi, avrei detto che fosse la più ovvia per spiegare la situazione.
In fondo, dentro di me sentivo di avere ragione.
Nonostante il progresso della nostra civiltà, non eravamo ancora in grado di viaggiare attraverso le vastità del cosmo, a parte quelle sonde automatizzate che impiegavano anni per raggiungere i pianeti del nostro sistema solare.
Anzi, a malapena riuscivamo ad uscire dalla nostra atmosfera ed avevamo anche una limitata conoscenza dei corpi celesti che riuscivamo a scoprire con i nostri mezzi.
Perciò, se ci fossero state altre civiltà nel cosmo e se anche loro avessero avuto il nostro stesso livello di sviluppo, trovavo naturale pensare che fossero là fuori, sul loro pianeta, intenti a porsi le stesse domande che ci ponevamo noi sul nostro.
Come trovavo naturale pensare che anche loro riscontrassero le nostre stesse difficoltà nel trovare prove per dimostrare l’esistenza di altre forme di vita intelligente con cui entrare in contatto.
Comunque, non insistevo con quei discorsi, soprattutto quando capitava di discutere dell’argomento con persone che ridevano di quanto tentavo di dire.
Non ero mai stato scettico sull’argomento e avevo sempre pensato che ci fosse vita nel cosmo sin da quando ero ragazzino.
Certo era che non avrei mai potuto dimostrare con i fatti quanto pensavo, almeno in quel periodo, e nonostante avessi sempre ottenuto reazioni denigratorie nei miei riguardi, quando tentavo di parlarne, il mio pensiero non cambiava.
Avrei dovuto ammettere che inizialmente mi sentivo infastidito da quelle reazioni, poiché prima di parlare dell’argomento riflettevo a fondo e mi documentavo, mentre quelle persone non lo facevano affatto.
Col tempo, imparai ad evitare di entrare nell’argomento oppure, se capitava di affrontarlo, rimanevo in silenzio.
Mi limitavo a dire che non ero affatto interessato, anche se avevo letto diversi libri in cui venivano raccontate esperienze vissute da quelle persone che si erano imbattute in oggetti volanti non identificati.
Quel mio interesse verso quei fenomeni insoliti, di cui tanti parlavano, nacque quando ero solamente un ragazzino ed ero affascinato dal mondo dei misteri.
Fu un mio amico d’infanzia a donarmi una rivista in cui si parlava degli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, o come venivano comunemente chiamati: UFO.
In quella rivista venivano riportati centinaia di avvistamenti, fatti da diverse tipologie di persone e in diversi posti del mondo, anche molto lontani gli uni dagli altri.
Essendo solo un ragazzino, rimasi affascinato da quelle storie che trovai in quella rivista.
Così, chiesi a mio padre di comprarmi dei libri in cui venivano descritti casi di avvistamenti o casi di rapimenti alieni.
Secondo quanto trovai scritto in quei libri, alcune persone venivano rapite nel sonno e portate a bordo dei dischi volanti, così venivano chiamati, dove venivano sottoposte a diversi trattamenti medici.
Chiaramente, quelle persone non avevano ricordi nitidi dell’esperienza vissuta, quindi alcune di loro venivano sottoposte a sedute di ipnosi regressiva.
Durante quelle sedute, lo psicologo riusciva a far retrocedere il paziente al momento in cui subiva il rapimento, fornendo una descrizione dettagliata di quanto gli accadeva.
Comunque, in quei libri si parlava principalmente di esseri dalla pelle grigia, alti poco più di un metro e con il corpo completamente privo di peluria.
Quegli esseri eseguivano svariati controlli medici sul soggetto, probabilmente per studiare la nostra specie, cosa che avremmo fatto anche noi umani nel caso in cui ci fossimo imbattuti in esseri provenienti da altri mondi.
In alcune di quelle persone, che affermavano di essere state rapite dagli alieni, vennero trovati degli oggetti conficcati sotto la pelle, costituiti di un metallo a noi sconosciuto.
A quei tempi, mi ritrovai completamente affascinato da quelle letture in cui mi immergevo.
Mi trovavo a sognare di poter avere a che fare con quegli esseri provenienti da altri mondi, teoria più accreditata da parte di chi svolgeva quel tipo di ricerche.
Nelle sere d’estate, mi recavo in campagna, dove trascorrevo l’intera nottata con lo sguardo rivolto verso le stelle, speranzoso di intravedere quelle luci, come descritto in quei libri che leggevo, ma senza mai vedere niente di significativo.
Purtroppo, quando mi rendevo conto di non vedere niente di insolito, tornavo a casa piuttosto deluso, ma senza mai perdere la speranza di assistere a quei fenomeni.
Molti anni dopo, quando divenni un uomo adulto e avevo abbandonato da tempo quel genere di letture per dedicarmi alla mia vita e al mio lavoro, mi imbattei direttamente in quegli strani fenomeni di cui avevo tanto letto.
Quei fenomeni a cui assistetti riaccesero il mio interesse e la mia curiosità nei riguardi dell’argomento, spingendomi a rinfrescarmi la memoria per trovare tutte le informazioni che mi ero perso negli anni.
Col tempo mi trovai a condurre diverse ricerche in rete per conoscere altra gente che aveva vissuto le mie stesse esperienze e con cui condividerle.
Una sera, mentre rientravo da un cliente fuori città, mi imbattei in uno strano furgone, con due strani tizi al suo interno, che attirò la mia attenzione dopo essersi fermato lungo la strada e aver rilasciato delle strane sfere luminose nel cielo.
Incontrai nuovamente quello stesso furgone in una seconda occasione, quando mi recai in una zona dove era apparso un cerchio nel grano durante la notte e che stava attirando l’attenzione dell’intera comunità, perfino quella di alcuni giornalisti.
Incuriosito dal tizio alla guida di quel furgone, lo seguii fino a giungere ad un edificio che in apparenza sembrava abbandonato, dove scoprii qualcosa che cambiò per sempre la mia vita.
Curioso di scoprire cosa accadesse all’interno di quell’edificio, entrai al suo interno di nascosto.
Trovai una donna, accompagnata da una curiosa creatura, proprietaria di quella struttura, che mi offrì la possibilità di aiutarla nella missione che aveva intrapreso alcuni anni prima, insieme ad altra gente che collaborava con lei.
Naturalmente, accettai di far parte del suo progetto, impegnandomi con lei fino ad abbandonare il lavoro stesso.
Quella sera mi trovavo in casa mia ed avevo da poco finito di cenare e, dopo aver preparato una tazza di caffè, mi ero accomodato sul divano in soggiorno per attendere l’ora di uscire di casa.
Quando l’orologio mi segnalò che erano giunte le ore ventidue, mi alzai dal divano e lasciai la mia casa per recarmi in quel magazzino poco distante da dove abitavo.
In quel posto, un furgone carico di frutta e verdura mi stava aspettando insieme ai miei nuovi amici.
Salito a bordo di quel furgone, avrei dovuto raggiungere un posto oltre le montagne, dove avrei consegnato la merce a certa gente che non avrei proprio potuto considerare proveniente dal nostro mondo.
Ma prima di procedere con la narrazione dei fatti di quella sera, quelli che mi portarono ad incontrare quella gente, vorrei riportare gli eventi che mi condussero fino a quell’edificio e all’incontro fatto con quella donna e il suo curioso amico.